19/09/2018 - L'INDIFFERENZA CHE UCCIDE


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L’indifferenza che uccide

La storia di Stefano Cucchi è oltremodo nota.

Le denunce dei familiari, la forza della sorella Ilaria per la ricerca della verità, il giudizio di assoluzione per i sanitari e le guardie penitenziarie, il nuovo processo in corso nei confronti dei carabinieri.

Ma indubbiamente “Sulla mia pelle” è un film che disturba a ogni inquadratura. È un film misurato, né innocentista né colpevolista: è solo duro, come è la realtà delle storie di questo tipo.

Come uno schiaffo, ci tira addosso la sofferenza del ragazzo in quella drammatica settimana. Nel modo più crudo e diretto possibile.

Tanto che si stenta a credere che tutto ciò sia successo veramente.

Ecco, forse, noi avvocati penalisti, non ci dovremmo, però, sorprendere. Conosciamo quella realtà, quello squallore, lo spettacolo indecente dei procedimenti sommari.

Quanti di noi hanno assistito e addirittura prestato la loro opera nei procedimenti per direttissima, sanno benissimo che storie come quella di Stefano sono ricorrenti.

Più volte abbiamo visto detenuti portati nelle “gabbie” delle aule sottoposti a processo senza il rispetto della loro dignità.

Persone sofferenti, con disagi psichici, quasi al collasso perché in astinenza e, a volte, come Stefano, segnati nel fisico.

Il tutto nella totale indifferenza delle istituzioni (magistratura compresa) e anche della nostra.

A prescindere dunque dalle responsabilità penali per la morte di Stefano, è questo l’aspetto più inquietante della vicenda.

E ce ne dobbiamo fare carico anche noi.

Dobbiamo pretendere che i detenuti siano trattati con la massima dignità, che non siano costretti ad attendere ore i processi in anguste camere di sicurezze nei sotterranei dei tribunali, che possano partecipare al processo liberi e vicini al difensore e non nelle gabbie delle aule dei tribunali, che vengano rispettati i loro basilari diritti, come quello alla salute.

E soprattutto non possiamo e dobbiamo mai girarci “dall’altra parte”, ma sempre ascoltare ed eventualmente denunciare gli eventuali soprusi subiti dai nostri assistiti.

Perché non possiamo permettere che ciò avvenga di nuovo anche “sulla nostra pelle”.

 

Milano, 19.09.2018

                                                                                                     Il Consiglio Direttivo