31/07/2019 - COMUNICATO STAMPA DELLA CAMERA PENALE MILANO


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Si pubblica il comunicato stampa del Consiglio Direttivo del 30/07/2019.

 

 

 

 

 

Ieri un altro detenuto è morto: la sua vicenda umana forse non perverrà all’onore delle cronache se non per puro caso o mancanza di altre notizie in un periodo in cui la cronaca giudiziaria, necessariamente, langue o forse – e sarebbe il peggio – perché in fondo i detenuti non interessano. 
Un essere umano è morto e forse sarebbe stata solo questione di tempo essendo affetto da una neoplasia molto invasiva, ma non è questo il punto: l’aspetto critico risiede nel tempo inaccettabile con cui sono stati apprestati gli accertamenti diagnostici anche strumentali e il ricovero in struttura sanitaria. 
Piantonato, ancorché destinato in rianimazione, poiché il trasferimento in Ospedale è avvenuto quando si era, ormai, nella fase terminale della malattia. 
Un uomo è morto mentre era in attesa della decisione di un Giudice sul suo stato detentivo, in attesa di una relazione sanitaria attuale rispetto alla compatibilità della detenzione con il suo stato di salute.
Un uomo è morto da detenuto in attesa di giudizio, dunque presuntivamente innocente; un uomo è stato privato del suo diritto alla salute: l’unico che la Costituzione definisce come fondamentale.
Un uomo è morto, detenuto in custodia cautelare, vittima della burocrazia, di tempistiche inammissibili, di lentezza nelle comunicazioni, di decisioni attendiste. E’ morto un uomo detenuto che forse sarebbe morto comunque, ma anche un giorno di vita da persona libera non ha prezzo e non ha prezzo ricevere quelle cure che rendano, almeno, più dignitosi e meno dolorosi i momenti di fine vita.

Un uomo è morto così, era un detenuto ma non per questo figlio di un dio minore: per noi resta un essere umano a cui è stato negato quel minimo conforto che spetta a tutti.

Il suo difensore, per questi fatti, ha già presentato un esposto alle Autorità competenti: avrà il suo destino e se verranno individuati dei colpevoli andranno incontro alle inevitabili conseguenze. 
La Camera Penale di Milano auspica che venga al più presto fatta luce su eventuali responsabilità in merito alla tempestività della diagnosi e delle cure prestate ed alla incompatibilità dello stato gravissimo di salute con la misura della custodia cautelare in carcere.
Ma ciò non può essere di conforto, vi è solo da sperare che questa esperienza aumenti il livello di sensibilità, sia da stimolo per la tempestività dei trattamenti sanitari e delle decisioni in materia di misure cautelari e faccia sì che in futuro fatti simili non si ripetano mai più.

Milano, il 30 luglio 2019

Il Consiglio Direttivo