08/07/2014 - Linee Guida per l'istituto della messa alla prova


News

Approvate le Linee Guida per la messa alla prova al fine di agevolare la piena applicazione dell'istituto da parte dei giudici nelle ipotesi in cui saranno ritenuti sussistenti i presupposti indicati dalla legge.

 

 

Le linee guida che sono qui definite costituiscono il frutto di alcuni incontri sollecitati dal Presidente del Tribunale di Milano tra giudici penali dell'ufficio, avvocati dell’ordine e della camera penale e la dott.ssa Panarello, dirigente dell'ufficio esecuzioni penali.

L'obiettivo degli incontri, organizzati all'indomani dell'approvazione della legge 28.4.2014 n.67, è stato quello di offrire ai magistrati e agli avvocati milanesi alcune indicazioni operative sull'applicazione della nuova disciplina della messa alla prova introdotta con la citata legge per agevolare chi è da subito chiamato ad applicare la nuova normativa, offrendo indicazioni pratiche che consentano di orientare l'interpretazione di alcune previsioni di legge non univoche e di favorire il funzionamento delle strutture deputate all'esecuzione dell'istituto della messa alla prova.

Sono state così elaborate le linee guida di seguito riportate dirette a rendere più snello il procedimento di ammissione e a garantire l’effettività dell'esecuzione delle messe alla prova.

La collaborazione tra avvocati, magistrati e personale addetto all'esecuzione costituisce, a parere degli estensori del documento, l’unica possibilità per consentire al nuovo istituto di ottenere i risultati che il legislatore si è proposto con l'ampliamento dell'applicazione della messa alla prova agli imputati maggiorenni.

Le indicazioni offerte potranno agevolare l'adozione da parte dei giudici di provvedimenti di messa alla prova nelle ipotesi in cui saranno ritenuti sussistenti i presupposti indicati dalla legge.

In tal senso si è prevista una preliminare delibazione di ammissibilità al fine di evitare all’UEPE la stesura di programmi nei casi in cui le istanze siano inammissibili. Si è infatti tenuto conto delle gravi difficoltà dell’UEPE (ad oggi a fronte di 4.500 persone in carico vi sono 40 operatori) prevedendo che le istanze di programma di trattamento presentate dai difensori, siano corredate dalla dichiarazione di disponibilità dell’ente presso il quale svolgere i lavori di pubblica utilità nonché da documentazione idonea a consentire agli operatori di limitare il più possibile le indagini da svolgere al fine di redigere il programma di trattamento.